Non in tutte le città è possibile recuperare l’olio vegetale. Buttarlo negli scarichi è dannoso per l’ambiente
- Per questo motivo l’olio in questione può diventare risorsa. Se raccolto, viene rigenerato e trasformato in biodiesel, lubrificante vegetale per macchine agricole, glicerina per saponificazione, e molti altri prodotti industriali.
Il Conoe (Consorzio obbligatorio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti), assicura la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio, il trattamento e il riutilizzo degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti.
E' importante la raccolta, al momento organizzata a scacchiera e poco divulgata.
Attualmente il recupero o non viene fatto o è estremamente complicato. In molte città del Sud Italia, in Campania e in Sicilia, hanno installato comode campane per raccogliere l’olio, simili a quelle per la raccolta del vetro. Considerata la forma, le chiamano Olivia».
Roma ha avviato il progetto Dall’olio fritto al biodiesel, installando fusti per la raccolta in alcune scuole e mercati capitolini: l’Ama, la municipalizzata che occupa anche dei rifiuti, ha calcolato che dall’olio vegetale esausto prodotto dalle famiglie romane si potrebbero ricavare 7 milioni di litri di biodiesel ogni anno (che potrebbero alimentare 7 mila auto).
A Milano, pochi lo sanno, qualche isola ecologica Amsa raccoglie l’olio di cucina.
PROGETTO PILOTA - Proprio al confine con il capoluogo lombardo è appena stato lanciato il progetto pilota Fai il pieno d’olio: nuova vita per l’olio di frittura. L’iniziativa coinvolge cinque Comuni (Cambiago, Cavenago Brianza, Pozzuolo Martesana, Gessate e Bellinzago Lombardo) per un totale di 34 mila abitanti e prevede la raccolta dell’olio (in una tanichetta distribuita alle singole famiglie) e consegna presso l’isola ecologica appositamente predisposta o con cadenza quindicinale attraverso il passaggio di un automezzo autorizzato o con raccolta porta a porta. «Alcuni Comuni per organizzare la raccolta si appoggiano alle aziende consortili che installano i fusti presso i supermercati»,concludono dal Conoe. «L’hanno fatto ad Ancona, a Rovigo, in Comuni medio grandi e funziona molto bene. Il cittadino è facilitato se trova il fusto in un negozio: mai chiamerà la municipalizzata per consegnare a pagamento il suo olio fritto, e difficilmente andrà sino all’isola ecologica. Come si fa la raccolta delle pile, così si dovrebbe organizzare anche quella dell’olio».
Per approfondimento , link http://www.corriere.it/ambiente/13_dicembre_18/dall-olio-cucina-usato-biodiesel-si-puo-fare-piu-8931fd7a-67c6-11e3-963a-2749949921b5.shtml
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