domenica 23 febbraio 2014

^Sostanze tossiche negli abiti per bambini   delle grandi  marche. ^
 L’allarme di  Greenpeace International.

l’associazione Greenpeace con un nuovo rapporto, reso recentemente,  dal   titolo “Piccoli mostri nell’armadio”  rivela la presenza di sostanze tossiche  negli abiti e calzature per bambini  coinvolgendo anche  grandi marchi, come Disney, burberry e Adidas.

Sono stati condotti  gli opportuni test su prodotti di 12 note aziende, tra cui American Apparel, GAP, Puma e Nike.   I risultati mostrano che  le concentrazioni di sostanze chimiche nei vestiti per bambini,  sono pressoché uguali  rispetto  a quelle riscontrate nei vestiti per adulti,  analizzati anch’essi precedentemente  dalla  stessa associazione.

Ma i bambini rappresentano una categoria  fragile  che va  protetta, e quindi,  la cosa è molto grave e non può essere trascurata.

“Questi piccoli mostri chimici”, infatti, li troviamo ovunque,  dai  vestiti di grandi marchi  a quelli più economici.    Tale  contaminazione si sta ripercuotendo  anche sull’ ambiente, per il disinteresse  di gran parte di questi industriali  che versano le sostanze  nocive  residue nei fiumi del nostro pianeta.  La Greenpeace,  ricorda che per fortuna  le alternative ci sono e per questo l’industria dovrebbe smettere di usare i “piccoli mostri”, per il bene dei nostri bambini e delle future generazioni,  come  del nostro ambiente.

Tutti i marchi testati hanno almeno un prodotto nel quale sono state rilevate sostanze chimiche pericolose. Le concentrazioni, ad esempio, di PFOA (acido perfluorottanico) in un costume Adidas erano molto più elevate del limite previsto da Adidas stessa nella sua lista di sostanze proibite, mentre una maglietta per bambini di Primark conteneva l’11 per cento di ftalati.    Alti livelli di nonilfenoli  etossilati sono stati trovati invece in prodotti di Disney, American Apparel e Burberry.

PFOA, ftalati e nonilfenoli etossilati sono interferenti endocrini, sostanze che, una volta rilasciate nell’ambiente, possono avere potenzialmente effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario.

La Cina è oggi  il maggior produttore  al mondo di tessile  e Greenpeace chiede al  governo di bandire le sostanze pericolose dall’industria,  nonché di rendere pubblica  una lista nera di sostanze da eliminare e  di chiedere  alle imprese di agire immediatamente rendendo pubbliche le informazioni sulle sostanze impiegate  per facilitare un processo di trasparenza e pulizia dell’intera filiera.

Greenpeace chiede, altresì,  alle imprese di riconoscere l’urgenza e di comportarsi da leader sulla scena globale,  impegnandosi a non rilasciare sostanze chimiche pericolose entro il                1 gennaio 2020. Dal lancio della campagna di Greenpeace “Detox” nel luglio 2011, sono 18 importanti aziende del settore dell’abbigliamento – tra cui Valentino, Mango e Zara –che  si sono già impegnate pubblicamente.

 

Considerazioni  personali:
1  ringraziare  la   Greenpeace per aver intrapreso delle  iniziative energiche e ben definite 
   atte  a demolire e/o  a modificare  comportamenti e interessi  consolidati nel tempo.
2  L’  iniziativa  Detox  dell’associazione  richiede troppo tempo per andare  a regime.    
 3  i capi d’abbigliamento costosi di grandi marchi  lasciamoli a chi   per gli  acquisti in parola non  fa la necessaria  valutazione  di  qualità/prezzo, ma si limita unicamente ad ammirarne la bellezza .     
4   Tenere in considerazione  quelle  industrie  che stanno già aderendo alla iniziativa  Detox.

Note
 12 marchi i cui prodotti sono stati testati da Greenpeace per la ricerca “Piccoli mostri nell’armadio”: Adidas, American Apparel, Burberry, C & A, Disney, GAP, H &M, LI-Ning, Nike, Primark, Puma, Uni-qlo. 
 18 marchi che hanno sottoscritto l’impegno Detox: Benetton, C&A, Canepa, Coop Svizzera, Esprit,G-Star Raw, H&M, Inditex, Levi’s, Limited Brands, Mango, Marks & Spencer, Puma, Fast Retailing, Valentino, Adidas, Li-Ning, Nike. 
Fonte:
 
 
 

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