L’allarme di Greenpeace International.
l’associazione
Greenpeace con un nuovo rapporto, reso recentemente, dal titolo “Piccoli mostri nell’armadio” rivela la presenza di sostanze tossiche negli abiti e calzature per bambini coinvolgendo anche grandi marchi, come Disney, burberry e Adidas.
Sono stati condotti gli opportuni test su prodotti di 12 note aziende, tra cui American Apparel, GAP, Puma e Nike. I risultati mostrano che le concentrazioni di sostanze chimiche nei
vestiti per bambini, sono pressoché uguali rispetto a quelle riscontrate nei vestiti per
adulti, analizzati anch’essi precedentemente dalla stessa associazione.
Ma i bambini
rappresentano una categoria fragile che va protetta, e quindi, la cosa è molto grave e non può essere
trascurata.
“Questi piccoli mostri chimici”, infatti, li troviamo ovunque,
dai vestiti
di grandi marchi a quelli più economici. Tale contaminazione si sta ripercuotendo anche sull’ ambiente, per il disinteresse di gran parte di questi industriali che versano le sostanze nocive residue nei fiumi del nostro pianeta. La Greenpeace, ricorda che per fortuna le
alternative ci sono e per questo l’industria dovrebbe smettere di usare
i “piccoli mostri”, per il bene dei nostri bambini e delle future generazioni, come del nostro ambiente.
Tutti i marchi testati hanno almeno un prodotto nel quale sono state
rilevate sostanze chimiche pericolose. Le concentrazioni, ad esempio, di PFOA (acido perfluorottanico) in un
costume Adidas erano molto più elevate del limite previsto da Adidas stessa
nella sua lista di sostanze proibite, mentre una maglietta per bambini di
Primark conteneva l’11 per cento di ftalati. Alti
livelli di nonilfenoli etossilati sono stati trovati invece in
prodotti di Disney, American Apparel e Burberry.
PFOA, ftalati e nonilfenoli etossilati sono interferenti endocrini,
sostanze che, una volta rilasciate nell’ambiente, possono avere potenzialmente
effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario.
La Cina è oggi il maggior produttore al mondo
di tessile e Greenpeace chiede al governo
di bandire le sostanze pericolose dall’industria, nonché di rendere pubblica una
lista nera di sostanze da eliminare e di chiedere
alle imprese di agire immediatamente rendendo
pubbliche le informazioni sulle sostanze impiegate per
facilitare un processo di trasparenza e pulizia dell’intera filiera.
Greenpeace chiede, altresì, alle imprese di riconoscere l’urgenza e di
comportarsi da leader sulla scena globale, impegnandosi a non rilasciare
sostanze chimiche pericolose entro il 1 gennaio 2020. Dal lancio della campagna di Greenpeace “Detox” nel luglio
2011, sono 18 importanti aziende
del settore dell’abbigliamento – tra cui Valentino, Mango e Zara –che si sono
già impegnate pubblicamente.
Considerazioni personali:
1 ringraziare
la Greenpeace per aver
intrapreso delle iniziative energiche e
ben definite
atte a demolire e/o a modificare comportamenti e interessi consolidati nel tempo.
2 L’ iniziativa Detox
dell’associazione richiede troppo
tempo per andare a regime.
3 i
capi d’abbigliamento costosi di grandi marchi lasciamoli a chi per gli
acquisti in parola non fa la necessaria valutazione
di qualità/prezzo, ma si limita
unicamente ad ammirarne la bellezza .
4 Tenere in considerazione quelle industrie che stanno già aderendo alla iniziativa Detox.
Note
12 marchi i cui prodotti sono stati testati da
Greenpeace per la ricerca “Piccoli mostri nell’armadio”: Adidas, American
Apparel, Burberry, C & A, Disney, GAP, H &M, LI-Ning, Nike, Primark,
Puma, Uni-qlo.
18 marchi che hanno sottoscritto l’impegno Detox:
Benetton, C&A, Canepa, Coop Svizzera, Esprit,G-Star Raw, H&M, Inditex,
Levi’s, Limited Brands, Mango, Marks & Spencer, Puma, Fast Retailing,
Valentino, Adidas, Li-Ning, Nike.
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